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"LE TRE CANTICHE"
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Nei sereni cinque anni pugliesi trascorsi ad Andria, nel "Collegio delle Suore Betlemite Figlie del Sacro Cuore di Gesù", ubicato in Pendio San Lorenzo, volli scrivere la mia "Divina Commedia ", dedicata alla cara Madre Bianca Maria, indimenticabile professoressa di Lettere, Babbo Dante Alighieri , si rivolterà nella tomba per l'irriverente oltraggio di tale presuntuosa toscanaccia
seguono le tre Cantiche:- Inferno, Purgatorio, Paradiso.
I N T R O D U Z I O N E L’imitazione delle tre Cantiche. “ Inferno Purgatorio Paradiso “ della mia “Divina Commedia”, composta negli anni ruggenti dell’ Istituto Magistrale, in una lingua squisitamente maccheronica e di irriverente divertimento scolastico. L’elaborato scritto in una vecchia agenda, rispolverato nell’anno dedito alla “Lectura Dantis”, vuol essere anche un recupero, una rievocazione nostalgica d’ una esaltante, spensierata gioventù trascorsa in serena letizia in Puglia, nel collegio di Andria (1951-1956) .
I N F E R N O
Nel mezzo del pendio di San Lorenzo mi ritrovai dinanzi ad una villa ed io come v’entrassi ancora penso sembrava fori fosse assai tranquilla ma quando lo cancello fu varcato Pape satan pape satan aleppe sentii di Fox lo magistral latrato. Cotal paura solo il core seppe e dissi meco all’infero son io. Per l’erta scala salgo vacillante ponendo mente non senza disio a la casetta mia così distante. Lo triste dolo mi molceva il core più non ricordo quel c’avvenne poi e venni meno come fece Dante … Andria, giovedì 23 febbraio 1956 Maria Teresa Santalucia
Note; Nell’ Inferno ho collocato solo Fox, ossia la statua di un cane lupo, fatta erigere dal precedente proprietario, il Barone Nicola Porro, dietro l’ampia scalinata che porta al Collegio e alla Scuola Magistrale
P U R G A T O R I O Ruppemi l’alto sonno nella testa lo campanello si ch’io mi riscossi come persona che per forza è desta e l’occhio riposato intorno mossi dritto levato e fiso riguardai per conoscer lo loco dov’io fossi. Dentro lo dormitorio mi ritrovai, vidi per prima quella Marilena che venne meco nel secondo regno e siccome di dolci mai fu piena nel cerchio de golosi come pegno rimase lì a scontar la sua mancanza. Mentr’io m’avvicinai a quella coppia formata da la Franca e da Costanza l’una violenta, l’altra un poco doppia. Stavano litigando con Colella amica di Marianna canosina e difendea l’ignava Gabriella la saputa linguetta de la Nina. Nel giro a parte stan le picciolette talvolta permalose, birichine per le sorrise allegre , golosette e scusate son perch’ ancor bambine vegliate con materna tenerezza da Pia la buona che con Lina Schena assodato vel dico con certezza, non meritan davvero tanta pena. Come le pecorelle escan dal chiuso ad una a due a tre codesta mandria scesa da Murgeo monte post’ in suso vennero alla Fidelis Urbis Andria di Roberto messer, la Sabatina Angela Grazia Pia (le lussuriose) Surgono sempre tardi la mattina e bone son anch’esse e generose. Poscia rimossi me da sta purgante greggia onde veder l’alme novelle lasciate lì a scontar la breve pena ma stetti fora a rimirar le stelle.
Andria, giovedì 23 febbraio 1956 Maria Teresa Santalucia
Note: Nel Canto del Purgatorio, ho posto
alcune compagne di collegio, le più numerose sono di Minervino Murge.
P A R A D I S O
Trepida man ponendo sulla testa giunse la guida de la vita mia luce de l’alma quando sono mesta trassemi retro a se Bianca Maria. Di Michelangel sommo, la seguace Mater Cristina fra l’amanti d’arte pingendo la colomba de la pace de lo vespero sole face parte. Nel quinto foco spirto militante Io veggio ben Ermanna la Guerriera e Beatrice mia fassi garante de la bontade sua grande sincera. De’l ciel di Giove la Rosaria mente facea li conti giusti de la spesa l’uscite calcolando saggiamente pe’ far a’l Superior dovuta resa. La fervorosa prece de la sera Stavano salmodiando tante Sore a ritemprar la fede loro vera. per dar a certo sposo tutte l’ore. Le contemplanti de’ l’anel Saturno guardando fise le superne rote esaltavan così ciascun a turno la gloria di Colui che tutto puote. Come l’uman mortal stupito mira lo sol calante pel rossastro cielo e’d arbitrarie conclusioni tira tentando di squarciar lo Sacro Velo tal facev’io nella picciola mente per discovrir l’insondabil mistero. Beatrice che tutto cape e sente Ver me placando lo disir del vero, palesò tanto quanto si convenne lo dogma de la Santa Trinitate con dolci frasi e con parole belle le dotte leggi de la Chiesa Matre per farmi amar lo Creator di Stelle. Andria, giovedì 23 febbraio 1956 Maria Teresa Santalucia
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Data: 26/02/2021 Ora: 23:11 |
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